Pericolo infezioni da animali domestici: uno studio esamina le malattie che potrebbero colpire l'uomo
A seguito della più sconvolgente pandemia dell'ultimo secolo, quella del SARS-CoV-2 (Coronavirus), il genere umano è stato costretto ad affrontare e rivalutare alcune tematiche inerenti la salute e la sicurezza. La nascita - e in seguito la diffusione - di questo virus pare sia scaturita dal passaggio di agenti patogeni che hanno infettato alcuni animali "esotici" per poi raggiungere, tramite il consumo della loro carne, gli abitanti della popolazione di Wuhan partendo proprio dall'omonimo mercato alimentare.
Quanto detto non è che l'ennesimo caso di una malattia la cui origine negli esseri umani è dovuta da un salto di specie. Viene quindi spontaneo guardarsi intorno e domandarsi se è il caso di preoccuparsi e ponderare da quali animali bisognerebbe temere un contagio. Un recente studio ha voluto approfondire eventuali rischi che potrebbero insorgere dal contatto di quegli animali da noi comunemente definiti come "domestici".
via Science
Il rischio della diffusione di malattie in grado di infettare l'uomo
Per spiegare lo studio condotto è necessario prima comprendere il significato del termine spillover, ovvero la capacità di un virus di "fuoriuscire" dalla specie che normalmente lo ospita per infettarne un'altra: in questo caso ci sono fondamentalmente due possibilità, ovvero quella in cui il virus trasferitosi nella nuova specie perisce, oppure quella in cui evolve - si adatta - ed è in grado di propagarsi anche fra individui di quest'ultima specie dando vita a epidemie o perfino a una pandemia.
Come precedentemente accennato la storia riporta numerosi casi in cui tale processo si è verificato (si pensi alla peste, al morbillo, l'influenza suina e aviaria, ecc), ma ora è il caso di guardare più da vicino alcune specie di animali da sempre considerate innocue: cani, gatti e cavalli ad esempio. In verità già siamo certi della capacità di trasmissione virale da parte loro a noi: il virus della rabbia ne è una chiara dimostrazione.
È dunque il caso di allarmarsi a causa dell'esistenza di agenti patogeni zoonotici? (capaci di passare da animali all'uomo). Ecco cosa ne pensano gli esperti.
Uno scenario che fa riflettere
Non proprio, perlomeno non con la massima urgenza, tuttavia la possibilità di nuove infezioni di tipo zoonotiche - seppur non a livello pandemico - fa certamente riflettere.
A dar maggior pensiero sono ovviamente quegli animali con i quali è più probabile interfacciarsi tutti i giorni: cani e gatti. Questi animali non sono solamente presenti nelle nostre case, ma anche in natura allo stato selvatico e pertanto entrano facilmente a contatto con flora e fauna locale.
Gli esperti di questo studio suggeriscono e invitano un'attenta analisi delle popolazioni selvatiche oltre a quelle ritenute "casalinghe" poiché in fondo la catena alimentare è ben collegata: si pensi al caso in cui gli agenti patogeni della peste furono veicolati dai roditori, i gatti ne sono da sempre predatori naturali e - qualora si dovesse ripetere uno scenario simile - influirebbero anch'essi nel diffondere un'epidemia.
Le conclusioni dello studio
Dunque eccoci ritornare a parlare di quegli agenti patogeni zoonotici, ovvero trasmissibili da alcuni animali a noi: il vagabondare di queste creature selvatiche, unito all'evoluzione climatica e dunque all'impatto ambientale sul loro ecosistema, dovrebbe essere analizzato maggiormente e con più attenzione in quanto potrebbe rappresentare un serbatoio in grado di alterare le delicate reti epidemiologiche.
In sostanza se tutto muta (virus compresi) anche gli animali da noi considerati più comuni e definiti come domestici potrebbero infettarsi con nuovi e più resistenti agenti patogeni ed essere in grado di fungere da anello di congiunzione per il trasferimento, appunto, di questi "virus zoonotici" da loro a noi.
Molte sono le variabili e le dinamiche in grado di influire sui processi sopra descritti: andrebbero impiegate più risorse per monitorare una situazione che potenzialmente potrebbe coinvolgere nuovamente la salute di noi tutti e che certamente merita tutta la nostra attenzione.