A cosa pensano i gatti? E soprattutto: sono davvero in grado di pensare oppure no?
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A cosa pensano i gatti? Si tratta di una domanda del tutto naturale, soprattutto se hai un gatto e lo vedi fare espressioni enigmatiche o guardare nel nulla, come se fosse perso nei suoi pensieri. A questo proposito, sono diversi gli studi che hanno cercato di capire cosa passa per la mente dei nostri amici felini, e hanno scoperto che il loro cervello è molto più sofisticato di quanto si possa immaginare. Ma basta questo a dire che i gatti pensano? E, se lo fanno, a cosa pensano? Scopriamolo insieme!
La scienza dietro il cervello dei gatti
Il cervello sta al centro delle capacità cognitive tanto negli umani quanto nei gatti, dove esegue diverse funzioni complesse per la sopravvivenza. In particolare, il cervello dei gatti è ovviamente più piccolo rispetto al nostro, e costituisce poco lo 0,9% del loro peso corporeo, contro il nostro 2%. Uno studio ha scoperto che i nostri amici felini possiedono circa il doppio dei neuroni nella corteccia cerebrale rispetto ai cani: 300 milioni contro 160 milioni. Ora, non si tratta certo dell’unico segno di intelligenza, ma allo stesso tempo i gatti sembrerebbero essere più intelligenti del previsto. Ma pensano quindi?
La risposta non è così semplice, sempre mantenendo un focus sul loro cervello. Secondo un altro studio, infatti, i cani potrebbero avere più neuroni in generale rispetto ai gatti. Di conseguenza, non è detto che i felini domestici siano in grado di pensare, non come lo intendiamo noi: magari, potrebbero dare risposte automatiche basate su memoria ed esperienza passata. E d’altronde, anche la memoria dei gatti è più complessa di quanto pensiamo.
A cosa pensano i gatti?
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Come abbiamo visto, un conto è chiedersi a cosa pensano i gatti, un conto è trovare una risposta basata su dati concreti. Insomma, è facile vedere nei comportamenti di un gatto una risposta basata su bisogni e stimoli immediati, come la necessità di alimentarsi o le interazioni con l’ambiente circostante. Allo stesso tempo, però, è possibile che i felini domestici siano in grado di pensare, anche se non come crediamo noi. Senza dubbio, sono diverse le questioni al centro delle loro riflessioni, come:
- Cibo. Si tratta della preoccupazione principale di un animale la cui domesticazione è ancora in corso, e che non ha con noi lo stesso rapporto che avrebbe un cane. I gatti sono in grado di riconoscere particolari rumori, soprattutto quando riguardano il cibo e fanno parte della loro routine.
- Felicità e tristezza. Che i gatti siano in grado di provare particolari emozioni non è indubbio: la felicità viene mostrata con fusa e contatto fisico, la rabbia con il linguaggio del corpo, la gelosia con atteggiamenti di stizza, e così via. Magari non è un pensiero nel senso classico, ma si avvicina molto.
- Esseri umani. Molti credono che i gatti vedano noi umani come grandi felini: diversi eppure molto simili a loro. La realtà è tuttavia diversa, e al massimo tendono a comportarsi con noi come farebbero con una compagnia duratura e utile alla loro vita.
Capire il pensiero felino
Che la risposta sia più complessa è abbastanza chiaro, soprattutto se consideriamo che i gatti possono apprendere e adattarsi, ricordare e comportarsi in seguito alla memoria di avvenimenti passati. Un gatto che si trova in un contesto familiare e rilassato non sta pensato attivamente al proprio benessere, ma associa quel luogo e quelle persone a esperienze positive, in modo quasi automatico. Basta questo a dire che i gatti pensano, o che invece non ne sono in grado?
Sì e no: i gatti non pensano come noi e sicuramente non hanno la stessa attività cerebrale di altri mammiferi considerati intelligenti, come gli scimpanzé o le orche. Allo stesso tempo, però, sappiamo che i nostri amici felini elaborano il mondo che li circonda in modo abbastanza complesso. Solo, non sembrano farlo in modo del tutto cosciente: non ancora, almeno.